È una dura battaglia quella che, in
nome del proprio figlio Manuel,
stanno conducendo Ivana Galeota
e Tiberio Puglisi.
Allo sfortunato giovane di 17
anni, morto nel giugno di sei anni
fa per un`emorragia interna causata
da un incidente autonomo col
ciclomotore, è stata dedicata ieri
mattina la sala convegni della sede
provinciale della Confcommercio:
la concretizzazione di un`idea
avanzata dalla Confidi dell`Ascom
e fatta propria anche dall`associa -
zione «Cittadinanzattiva», ieri
rappresentata dal presidente territoriale
Giuseppe Macrì. Accanto
a quest`ultimo, l`avvocato della famiglia
Puglisi, Antonello Davì, ha
confermato, nell`iter processuale
che investe il caso, l`opposizione
dei coniugi alla richiesta del Pm di
archiviazione dell`accusa di omicidio
colposo per sei medici, «per
responsabilità non acclarate».
«Il
ragazzo - ha raccontato -
dall`ospedale «Umberto I» fu trasferito
in una clinica privata. Permanevano
in lui forti dolori al petto,
e solo il medico del turno notturno
sospettò potesse trattarsi di
un foro al polmone, che pompava
pertanto sangue. Così era: Manuel
fu sottoposto a un drenaggio
che ha permesso l`asportazione di
tre litri di liquido ematico, ma era
troppo tardi. Dalla ricostruzione
dei fatti affidata ai consulenti di
parte, vedo chiare le responsabilità
di chi ha disposto il trasferimento
di Manuel da una struttura pubblica
a una privata, peraltro col ragazzo
indicato al Pronto soccorso
come soggetto politraumatizzato
e quindi non trasportabile; le responsabilità,
nella struttura privata,
di chi lo ha accolto, non possedendo
il centro i requisiti per tutte
le tipologie di problematiche; di
chi ha avuto il paziente in osservazione
fino all`arrivo del medico
notturno, non avendo disposto
controlli più accurati; di chi non
ha predisposto né l`intubazione
né una trasfusione». Il timore è la
caduta in prescrizione del reato di
omicidio colposo che avviene dopo
sette anni e mezzo.
«Anche per
questo - ha detto Sandro Romano,
presidente dell`Ascom provinciale
- dedichiamo questa sala a
Manuel Puglisi: chiediamo che la
memoria non si dissolva e che da
un`ipotesi di malasanità non si approdi
a un ipotetico caso di malagiustizia,
a causa dei tempi lumaca della legge».