In sciopero i lavoratori dell`Aligroup, perché
è a rischio il posto di lavoro per 200
dipendenti nel siracusano e 1600 in tutta
la Regione. I sindacati da giorni hanno
lanciato l`allarme: «sta per crollare la
realtà della distribuzione organizzata»,
hanno denunciato i rappresentanti di
Cgil, Csl e Uil.
Ieri mattina la manifestazione è partita
da largo XXV Luglio ed è arrivata,
dopo circa un`ora, in piazza Archimede,
fermandosi davanti al palazzo della
Prefettura.
Centinaia i dipendenti della Aligroup.
Lo sciopero è stato indetto dalle componenti
regionali dei tre sindacati, ed è stato
effettuato contemporaneamente in altre
città della Sicilia.
«Intendiamo sensibilizzare l`opinione
pubblica e gli enti - ha detto Anna Floridia,
segretario Uiltucs - sul fatto che 200
dipendenti non conoscono ancora il loro
futuro. Le trattative di cessione dei punti
vendita non si sono ancora concretizzate,
nonostante la prossima scadenza del 5
novembre, data in cui il tribunale di Catania
dovrà pronunciarsi in merito a un
piano di ristrutturazione del debito che
ammonta a 150 milioni di euro».
I sindacalisti hanno fatto presente
che anche l`intero indotto soffrirà delle
future decisioni.
«Si tratta di altri 400 dipendenti nell`indotto
che s`aggiungono ai 2000 dipendenti
Aligrup nella Regione - ha sottolineato
Stefano Gugliotta, Filcam Cgil - l`Aligroup
sta pensando di ritirarsi con un
fallimento dell`azienda che metterebbe in
ginocchio diverse centinaia di famiglie. I
lavoratori non si arrendono e lotteranno
contro la chiusura dei punti vendita».
Alla manifestazione ha partecipato anche
una delegazione di Confcommercio.
«Siamo in apprensione per il futuro dei
dipendenti dell`Aligroup - ha affermato
Sandro Romano, presidente di Confcommercio
- sosteniamo l`idea di un tavolo
tecnico per trovare delle soluzioni efficaci.
Non comprendo il silenzio della politica
che, per altri casi, si è spesa come ad
esempio per i lavoratori della Fiat o della
Wind Jet».
Durante il corteo un lavoratore è stato
colto da malore.
«E` la fine - ha detto Carmelo Nicolosi -
se perdo il lavoro non so che farò».